

I. Dogma
Osserviamo, analizziamo, sperimentiamo alla ricerca della soluzione più appropriata
Cosa si intende realmente per “qualità”?
Per noi è la ricerca di una condizione di armonia da raggiungere a 360° tra tutti gli elementi coinvolti nel nostro ambiente quotidiano: piante, flora, fauna, insetti, uomo, suolo e microflora sono tutti elementi vitali, interconnessi in un progetto complesso di condivisione dei compiti che va studiato, compreso, rispettato e assistito al fine di ottenere il giusto bilanciamento, fulcro di qualsiasi risultato associato al concetto di “qualità”.
Alla base di tutto c’è l’osservazione attenta e silenziosa di ciò che accade nei nostri vigneti. Poi l’analisi. Non abbiamo sicurezze assolute. Preferiamo considerare sempre l’eventualità che ci possa essere una soluzione migliore in ogni scelta che compiamo. Porci spesso domande e dubitare anche sulle cose più banali ci ha permesso di crescere e comprendere meglio la nostra funzione. Valutare, con riguardo, i molteplici fattori che determinano una condizione è la base del nostro credo. Solo così siamo convinti di migliorare e di non trascurare aspetti importanti nel nostro operato.
La cura per ogni dettaglio è sempre stata ispiratrice del nostro lavoro. Nel 2013 abbiamo scelto di fare un ulteriore passo avanti ed adottare un approccio biologico nella gestione dei nostri vigneti. Una condotta che ci ha portati alla certificazione biologica, fondamentale, soprattutto in ottica futura. Infatti, chi ci ha preceduto, ci ha lasciato in dono un territorio ed un patrimonio di cultura agricola enorme; è nostro compito curare, proteggere e, se possibile, migliorare quest’eredità al fine di consegnarla alle generazioni future con consapevolezza e responsabilità ancor più grandi di quelle da noi ricevute.
Tradizione e Innovazione sono due facce della stessa medaglia. Ci consideriamo “Progressisti”, esploratori di un ambiente che è in continua evoluzione, dal punto di vista climatico, conoscitivo, tecnico e persino socioculturale.
Non vogliamo essere custodi di un tempo che non c’è più e nemmeno paladini di una consapevolezza parziale delle cose. La consapevolezza di ciò di cui si dispone cresce vendemmia dopo vendemmia e le variabili, in quanto tali, mutano col tempo. E’ nostro dovere tenerne conto e ragionare non su come mantenere le cose immutate, ma su come interpretare e gestire le variabili che si presentano sul nostro cammino al netto della nostra esperienza. Rispettare la tradizione non significa usare gli stessi strumenti e la stessa regola in eterno (per quanto questo possa essere romantico) ma è mantenere nello spirito e nella mente il desiderio di comprendere e di migliorarsi; una buona tradizione esige la capacità di sapersi adattare, per non disperdere il valore delle esperienze passate, senza la paura di sbagliare. La tradizione si manifesta nella passione delle persone non nelle tecniche da esse usate.